Giovedì 6 settembre 2018 ore 21.00 in oratorio
Incontro del Consiglio Pastorale della parrocchia
RIMETTIAMOCI IN CAMMINO
La parrocchia è una Chiesa in cammino, è un cammino da fare insieme; è un cammino che continua.
Come Consiglio Pastorale vogliamo cercare di tracciare qualche linea del cammino che vorremmo percorrere quest’anno. Ogni anno siamo chiamati a compiere qualche passo in avanti.
Dobbiamo tenere presente i passi fatti in questi anni per decidere i passi da fare quest’anno.
Vogliamo soprattutto farci guidare, in modo particolare, dalla lettera pastorale dell’Arcivescovo:
“Cresce lungo il cammino il suo vigore.
Il popolo in cammino verso la città santa, la nuova Gerusalemme
1. Siamo un popolo in cammino
Non ci siamo assestati tra le mura della città, che gli ingenui ritengono rassicurante, nella dimora che solo la miopia può ritenere definitiva: “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura” ( Eb. 13,14)
La solida roccia che sostiene la casa e consente di sfidare le tempeste della storia non è una condizione statica che trattiene, ma una relazione fedele che accompagna, incoraggia e sostiene nel cammino fino ai cieli nuovi e alla terra nuova…..
Proprio l’indole escatologica del pellegrinare della Chiesa è il motivo che consente di pensare e praticare con coraggio un inesausto rinnovamento/riforma della Chiesa stessa…
Viviamo pellegrini nel deserto. Non siamo i padroni orgogliosi di una proprietà definitiva, siamo piuttosto un popolo in cammino nella proprietà nomade…..
Siamo pellegrini che percorrono vie faticose, ma promettenti, in un’unica carovana, formata da molte genti, da molte storie, da molte attese, non senza ferite, non senza zavorre.
La Chiesa si riconosce “dalle genti” non solo perché prende coscienza della mobilità umana, ma, in primo luogo, perché docile allo Spirito, sperimenta che non si dà cammino del Popolo di Dio verso il monte dell’Alleanza piena se non dove, nel camminare insieme verso la medesima meta, si apprende a camminare gli uni verso gli altri. L’incontro, l’ascolto, la condivisione permettono di valorizzare le differenze, lo specifico di ciascuno, impongono di riconoscere i doni ricevuti dalla tradizione di ciascuno.
Il convenire di genti apre a leggere meglio il Vangelo…
Non si può immaginare che il popolo in cammino viva di nostalgia e si ammali di risentimento e di rivendicazioni…
Dobbiamo farci compagni di cammino di fratelli e sorelle che incontriamo ogni giorno nella vita …
La sfida tipica di ogni cammino è procedere con la sguardo che contempla la bellezza, lo splendore di Gesù e, al tempo stesso con i piedi per terra. Quindi mettendo in conto di dover affrontare anche le pesantezze, le fatiche, le precarietà, le fragilità, le indolenze, anche i peccati che marcano il cammino di una comunità, senza che questo diventi occasione d lamento sterile e inconcludente. ( Mario Delpini)
2. Siamo una Chiesa “dalle genti” guidata dallo Spirito
Quando nella parrocchia ci capita di respirare stanchezza, svogliatezza, lamento, quando si vive l’essere cristiani come un peso, quando ci si lamenta …. allora significa che abbiamo scoperto poco Spirito Santo, il quale è esattamente il contrario di tutte queste cose.
È lo Spirito che guida la parrocchia a prendere il largo, ad affrontare le sfide di oggi.
Dobbiamo fare della nostra parrocchia una Chiesa accessibile a tutti, capace di incontrare tutti, di dialogare con le esperienze vere della gente.
Il fine della parrocchia è la costruzione di una comunità di credenti che sia sale della terra, città sul monte, lampada sul candelabro ( cfr. Mt. 5,13 ss) nel territorio che abita.
È lo Spirito Santo che spinge la parrocchia ad essere tra la gente e non chiusa nel tempio.
Lo Spirito è colui che sta all’inizio, al centro e al temine della Chiesa.
Lo Spirito Santo riempie l’universo (Sap. 1,7).
Lo Spirito riempie l’universo, penetra ovunque, e là dove ci sono situazioni lontane da Cristo le muove, le pungola, dà loro il senso di vuoto e di insoddisfazione, suscita domande; dove invece, le realtà sono vicine a Cristo le incoraggia, dona gioia, le stimola, dona entusiasmo; dove poi, le realtà umane sono piene di Cristo le illumina, le conforta, le rende capaci di lode.
Lo Spirito Santo è il principio ispiratore, il principio guida, il motore delle azioni della Chiesa e di ogni cristiano. L’importante è aprire gli occhi alla sua presenza.
Il Consiglio Pastorale è chiamato ad aprire gli occhi per capire dove lo Spirito vuole condurre oggi la nostra parrocchia.
3. Siamo chiamati a percorrere tre strade
1) La strada dell’ascolto della Parola.
La comunità parrocchiale è chiamata ad ascoltare la Parola perché diventi lampada ai suoi passi.
La Parola di Dio va letta e riletta nella parrocchia.
La Parrocchia riconosce il primato e la principalità della Parola di Dio.
Il rapporto con la Parola di Dio è indispensabile per la parrocchia perché le sue scelte, le sue azioni siano evangeliche. “ Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” ( Salmo 119,105)
I primi cristiani erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli.
La Parola nella comunità va raccontata, va fatta risuonare con tutta la sua forza gratuita, sempre
La Parola non ha bisogno di nessun supporto, va raccontata e basta, va detta gratuitamente senza aspettarsi i risultati, senza guardare ai risultati.
La Parola nella parrocchia deve compiere la sua corsa.
Nella nostra comunità ci sono diversi momenti in cui risuona la Parola: l’omelia, la scuola della Parola, la catechesi..
E’ importante fare una verifica di questi momenti.
L’ascolto della Parola aiuta la nostra comunità a passare da una fede di tradizione a una fede di convinzione, da un cristianesimo di rendita, di nostalgie a un cristianesimo consapevole e responsabile, generoso ed esigente nell’obbedienza al Vangelo, mite, cordialmente aperto a tutto ciò che è bello e al bene vissuto da ciascuno
2) La strada della celebrazione dell’Eucaristia
L’Eucaristia deve stare al centro della vita della parrocchia, soprattutto l’Eucaristia della domenica. L’Eucaristia è il pane del cammino della parrocchia.
L’Eucaristia fa della parrocchia il Corpo di Cristo che vive nella storia
l’Eucaristia, prima di essere qualcosa che noi facciamo, prima di essere un’azione della Chiesa è la Pasqua di Gesù che ci raggiunge; è il Signore che dalla Croce ci attira o, meglio ancora, oggi, storicamente ci raggiunge, ci tocca, ci prende, afferra la vita della nostra comunità, la plasma con il suo amore gratuito; fa della nostra comunità il suo Corpo che vive nella storia.
L’Eucaristia è il segno più grande dell’amore gratuito di Dio
E’ necessario superare una concezione privata, e ricuperare il senso comunitario della celebrazione dell’Eucaristia: è qui che nasce ed è da qui che riparte la vita della parrocchia.
Noi siamo tanto più chiesa quanto più partecipiamo all’Eucaristia.
Nella celebrazione eucaristica si fa presente un Dio che si è donato a noi, che ha vissuto secondo la logica dell’amore, che ha amato soprattutto il piccolo, il povero, lo sbandato, lo straniero, l’immigrato. il peccatore.
L’Eucaristia della domenica va celebrata bene in tutti i suoi momenti ( canti, letture, preghiere, gesti, silenzio....); deve diventare il momento più importante della vita della Parrocchia.
Oggi la fedeltà alla Messa della domenica è molto faticosa
3) La strada della testimonianza
Gesù dice ai suoi discepoli, dopo la sua risurrezione: “Sarete miei testimoni fino alla fine del mondo” (Mt. 28,20). Voi siete il sale della terra, siete la luce del mondo. ( Mt. 5,13,ss)
Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Se una cosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita.
Più della paura di sbagliare ci deve muovere la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ripete senza sosta: “voi stessi date loro da mangiare” (Mc. 6,37) ( Papa Francesco E.N. n. 49)
La comunità parrocchiale non importa se piccola, non importa se ha tanti difetti, l’importante è che abbia imparato a non fare differenze, a preoccuparsi di tutti, a non dimenticare nessuno, ad avere il cuore aperto a tutti e a tutto il mondo. La parrocchia deve essere testimone dell’amore gratuito di Dio.
Per testimoniare la parrocchia deve essere piena della gioia del Vangelo.
Chi ha incontrato questa gioia, desidera parteciparla ad altri i quali a loro volta, la diffonderanno.
Educare al Vangelo significa anzitutto essere noi stessi Vangelo, Vangelo dell’amore di Gesù, della paternità di Dio. Il Vangelo si diffonde per contagio.
Se cercheremo di vivere il discorso della montagna, lo spirito delle Beatitudini, il perdono, la gratuità, la gente attorno a noi, prima o poi ci chiederà: come mai viviamo così ?
E’ necessario coltivare sul nostro territorio relazioni belle, fraterne: è una sfida da affrontare.
Sul territorio, infatti, ci sono molti vicini, ma scarseggia il prossimo.
E’ necessario avere una cura particolare perché i vicini diventino “prossimi” e nessuno si senta lontano, anche se abita accanto. La parrocchia ha il volto delle relazioni che cerca di coltivare e di vivere.
L’annuncio del Vangelo domanda un contesto di grande umanità.
Chi viene nella comunità deve respirare, sentire, toccare con mano un clima di umanità negli incontri, nella liturgia ( Messa, funerali, Battesimi, matrimoni ….), nelle varie iniziative, nei momenti di festa…
4. Siamo chiamati a camminare dentro tre orizzonti
Il cammino della comunità parrocchiale deve muoversi dentro tre orizzonti
1) L’orizzonte delle realtà eterne
Le realtà eterne non si impongono da sé, non si vedono, né si toccano, non si gustano, né si pesano: esse si offrono solo all’occhio della fede, all’orecchio che ascolta la Parola di Dio.
È l’orizzonte delle cose che non passano, delle cose dello Spirito, delle cose di Dio: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne ( 2 Cor. 4,18).
La comunità parrocchiale non solo non deve fare velo sulle realtà invisibili, ma deve essere trasparenza, segnale indicatore di queste realtà.
La vera posta in gioco è l’apertura all’invisibile, è l’esperienza del Trascendente, è l’incontro con lo Spirito che è Signore e dà la vita e può suscitare il nuovo di Dio anche nel cuore o nell’ambiente più chiuso, appesantito o sclerotizzato. ( C. M. Martini)
2) L’orizzonte della comunità cristiana
È il vivere in un comunità; sentirsi parte di una comunità.
È il sentirci avvolti dall’amore di Dio che apre la nostra vita agli altri.
È vivere una logica nuova, quella della prossimità, della solidarietà in una comunità di fratelli
All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva”. (Benedetto XVI)
Il Vangelo invita innanzitutto a rispondere al Dio che ci ama e che ci salva, riconoscendolo negli altri e uscendo da se stessi per cercare il bene di tutti.
Grazie a quest’incontro con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra solitudine. Noi giungiamo ad essere pienamente umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché, solo allora, raggiungiamo il nostro essere più vero.
In tutta la vita della comunità parrocchiale si deve sempre manifestare che l’iniziativa è di Dio, che è Lui che ha amato noi per primo ( 1Gv. 4,10) e che è Dio solo che fa crescere. ( 1 Cor. 3,7)
Questa convinzione ci permette di conservare la gioia in mezzo a un compito tanto esigente e sfidante che prende la nostra vita per intero.. Ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto.
3) L’orizzonte della storia di oggi
Gesù dice nel Vangelo (Mt.11,25; e Lc 10,21): Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli
È nell’orizzonte della piccolezza, della povertà che avviene l’educazione del discepolo alla libertà, e si dà testimonianza al Vangelo.
È la strada delle Beatitudini: beati voi, felici voi, riusciti voi poveri, miti, umili, perseguitati, operatori di pace, misericordiosi, operatori di giustizia, voi che avete fame e sete della giustizia (Mt. 5,2ss)
Nella lettera ai Galati S. Paolo traccia una strada simile, quella dei frutti dello Spirito: carità, gioia, pace, longanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé (Gal. 5,22)
Con questo stile il cristiano diventa capace di camminare nella storia, di attraversare il diserto o, come dice il Salmo 84, la valle del pianto trasformandola in sorgente, ammantandola di benedizioni.
La valle del pianto, dice l’Arcivescovo, è la città dell’uomo di oggi con le sue mille solitudini e le sue paure che diventano spesso ossessione dello straniero, del povero, dell’altro in genere…
È una duplice sfida che la comunità, oggi, è chiamata ad affrontare nella storia: quella di essere una comunità che in questa società cerca di sperimentare forme di solidarietà e buon vicinato e quella di lavorare per il bene comune. Concretamente vuol dire opzione preferenziale per i poveri, i piccoli, gli emarginati, quelli che Papa Francesco chiama gli “scartati”.
La Comunità Parrocchiale, attraverso il Consiglio Pastorale, deve imparare a leggere in profondità i segni dei tempi e a maturare un’intelligenza della realtà che oggi è carente.
Oggi si fa molta fatica a intravvedere il quadro complessivo della realtà in tutta la sua bellezza e nella sua miseria impegnativa e sfidante.
Camminiamo insieme
L’Arcivescovo ci invita a fare il cammino della parrocchia insieme nella comunità diocesana
Ci sono alcuni avvenimenti che ci toccheranno e ci accompagneranno: