15 marzo 2018
ALCUNE RIFLESSIONI
SULL'EDUCARE IN ORATORIO
Riprendiamo queste riflessioni che abbiamo già fatto.
Sono alcune riflessioni abbozzate da approfondire.
Domandano il contributo della comunità educante
Vediamo che cosa dicono al nostro oratorio? Al nostro impegno e al nostre desiderio di rendere l’oratorio un luogo che educa?
1). Tentativo di lettura della situazione
Dopo la Cresima i ragazzi se ne vanno, ne rimane un piccolo gruppo
Se ne vanno non solo dal momento del catechismo, ma dalla pratica religiosa.
Dalla pratica religiosa sono assenti anche prima.
Sono molto pochi i ragazzi che vengono fedelmente alla Messa della domenica.
La stessa cosa avviene per i preadolescenti, per gli adolescenti, i giovani, per gli adulti.
I giovani sono generalmente assenti, sembrano non interessati a un discorso religioso
Siamo ridotti di fatto a una minoranza. È come se la vita della comunità cristiana non interessasse, non c'entrasse con la vita che si vive. Contano molto di più altre cose nella vita.
Ci domandiamo: Perché questo abbandono? Questa distanza dalla vita cristiana? È possibile accorciare questa distanza? Quali sono le cause?
E’ importante lasciarci interpellare seriamente da questa situazione ..
2). La crisi di una comunità nasce dalla crisi di desideri
Una della cause, forse la causa principale è che non sappiamo più cogliere, far emergere, ascoltare i desideri veri, profondi che ci sono nel cuore delle persone oggi.
Il desiderio non è qualcosa di romantico o di sentimentale, né qualcosa di frivolo, banale cui la nostra cultura lo ha ridotto
La capacità di desiderare è tra le capacità fondamentali della persona.
Il desiderio è la vocazione di ogni persona, è ciò che una persona è chiamata ad essere, a diventare; è la destinazione della propria vita, è il senso da dare alla propria vita; è il posto che uno è chiamato ad occupare nel mondo.
Occorre riflettere sui desideri delle persone, soprattutto occorre creare un contesto dove ognuno può ascoltare il suo desiderio, può dare corpo al suo desiderio e lo possa narrare.
Non siamo un grumo di cellule! Siamo umani! E condizione umana significa essere in grado d’indagare sulla propria destinazione, sul proprio posto nel mondo, verso dove siamo destinati a indirizzare le nostre risorse migliori. …….Se scopriremo questo, saremo felici….. E’ il grande segreto della vita, di cui il Vangelo porta la chiave. ( don Sequeri, il sinodo dei giovani)
3). Ascoltare il desiderio
Come oratorio e come comunità educante è necessario creare un contesto di ascolto dei desideri veri che sono oggi nel cuore delle persone. Solo l’ascolto del desiderio dei ragazzi può far vivere l’oratorio, renderlo attuale, non sorpassato. Il contesto in cui siamo è povero di umanità.
Oggi, la cultura dell’individualismo e del godimento a tutti i costi ha inquinato la ricerca della propria destinazione, del proprio posto nel mondo e ha posto la domanda in questi termini: Qual è il modo migliore per godere la vita?.
E’ la strada che anche noi tante volte abbiamo percorso e percorriamo, la strada del divertire sempre, comunque, ad ogni costo. È la strada peggiore, perché è falso pensare che accumulare risorse, cercare e proporre divertimenti, riempirsi di cose renda felici.
Infatti alle nostre latitudini i ragazzi stanno diventando infelici e l’Europa è un’incubatrice di generazioni infelici e malinconiche, alle quali non basta niente e che devono vincere la noia.
Questo male di vivere deriva dalla trappola creata dalla domanda su che cosa posso trovare dentro di me o fuori di me per nutrirmi di godimento ed essere felice.
I giovani, i ragazzi stessi possono insegnarci come disinnescarla, se si lasciano afferrare dall’idea che c’è un segreto del proprio compimento, che consiste nell’interrogarsi creativamente su chi sono destinato a rendere felice e su che cosa posso inventarmi per abbellire il mondo?
Allora si potranno scoprire molte cose su sé stessi, sulla propria vita; si potrà capire la verità della parola evangelica che dice che se si dona la vita, la si guadagna cento volte.
A prima vista in un mondo come il nostro questa potrebbe apparire una sfida impossibile.
La Comunità cristiana ( la comunità educante) è invece convinta che i giovani, i ragazzi siano in grado di assumerla se incoraggiati. Ne trarranno vantaggio anche gli adulti, che smetteranno di essere patetici imitatori degli adolescenti e faranno loro sponda, sostenendoli nella ricerca della loro destinazione. ( don Sequeri, il Sinodo dei giovani))
Questa è la domanda che dobbiamo porci insieme come comunità cristiana, come educatori.
È attorno a questa domanda che dobbiamo costruire la nostra proposta educativa..
Occorre mostrare la fecondità del Vangelo: il Vangelo è capace di dare compimento ai desideri veri della vita Occorre mettere al centro ogni persona, non le cose, occorre coltivare rapporti personali.
Ogni persona deve sentirsi cercata, voluta, accolta.
Occorre rendere le nostre catechesi, i nostri incontri … ricchi di umanità, dove ognuno si sente ascoltato, capito, accolto, incontrato, non estraneo.
Occorre ascoltare di più quello che c’è nel cuore della gente.
Gesù ascoltava, guariva e annunciava la Parola del Regno …..
4) Ripensare la comunità, ripensare l’oratorio
Nell’oratorio dobbiamo dare più importanza alle persone che alle cose, alle iniziative …..
Occorre far diventare i nostri momenti, le iniziative, le nostre feste … occasioni di incontro, di fraternità
…dove ognuno si sente accolto, ascoltato, incontrato
Le nostre strutture non devono diventare spazi che fanno sentire un Dio lontano, assente dalla vita.
Devono diventare invece, luoghi dove si coltivano relazioni fraterne, dove le relazioni non sono funzionali, interessate, ma gratuite, dove ognuno può capire che Dio è vivo, che il Vangelo interpella, da luce alla sua vita, al desiderio della sua vita, che vale la pena di vivere la vita secondo i valori del Vangelo…
Il Vangelo può mettere radici solo in un contesto guarito, ricco di umanità. A sua volta, poi, l’accoglienza del Vangelo fa crescere in umanità e diventa impegno per la costruzione di un mondo più umano, più fraterno …
La vita acquista senso perché ognuno è aiutato a scoprire il proprio posto nel mondo.
Allora si trova il coraggio di mettersi in gioco per un sogno che ci accompagna non voltando le spalle, ma guardando diritto verso la strada da scegliere e da percorrere.
La nostra autentica missione in questo mondo in cui siamo stati posti non può essere in alcun caso quella di voltare le spalle alle cose e agli esseri che incontriamo e che attirano il nostro cuore. ( Martin Buber)
Una piccola conclusione.
Dobbiamo partire da queste riflessioni per tracciare un percorso educativo del nostro oratorio.
Non partiamo da capo.
Il nostro oratorio ha una storia: la dobbiamo rileggere, perché in questa storia dobbiamo inserirci, questa storia dobbiamo continuare.
I criteri che abbiamo cercato di tracciare sopra devono farci da guida.
Non dobbiamo fare dei grossi trattati, dobbiamo partire da ciò che già viene fatto, da ciò che viene vissuto ( catechismo, oratorio della domenica, le varie feste, iniziative ….) e da ciò che siamo chiamati a fare ( per esempio l’oratorio estivo ….) e tentare di lasciarci guidare da questi criteri.
Dice don Milani: Dobbiamo sapere in partenza che il nostro è il mestiere dei fiaschi…. Tutto casca, tutto muore, tutto si arena e ci vuole fede per pigliare iniziative nuove e far finta di non sapere che tra sei mesi saranno morte anche quelle … Mi consolo all’idea che è questo l’ordine naturale a cominciare dall’erba che non cresce che per morire e non muore che per seminare, fino ai cibi più delicati …
Allora dobbiamo affrontare la situazione, rileggere la nostra storia, valutare le nostre iniziative, le cose che abbiamo fatto e che dobbiamo fare con questo spirito, senza rimpianti, e senza nostalgie inutili, senza illusioni ….
Ciò che invece deve rimanere e continuare è la ricerca di uno stile, di criteri di giudizio, di capacità di fare scelte … che siano conformi al Vangelo e ai criteri e agli obiettivi che abbiamo indicato sopra …
perché l’oratorio non perda e non dimentichi che suo compito esclusivo è quello di educare, cioè quello di aiutare le persone a rispondere alla domanda non chi sono io? ma per chi sono io?
Ognuno deve poter dare una forma alla sua vita:
se ci rinuncia resta informe, se sbaglia entra nella deformità.
A quale scultore si affiderà?
( Roberto Mancini)