L'oratorio è il luogo per educare - 28 novembre 2019

Comunita' educante

28 novembre 2019
L'oratorio è il luogo per educare

 

            La nostra parrocchia crede nell’oratorio, vuole bene all’oratorio, impegna le sue energie migliori nell’oratorio.
Le famiglie della nostra parrocchia devono  conoscere , credere nell’oratorio,  voler bene all’oratorio.
L’oratorio va frequentato.
L’oratorio non è un luogo qualunque, ma un luogo differente, cioè che fa differenza.
E’ un luogo nel quale mostrare che è possibile, a partire dal Vangelo, fare insieme alcune esperienze significative, che rendono bella la vita e che  diventino di  richiamo, di orientamento e di proposta  per tutto il paese
Ecco qualche esperienza che l’oratorio intende fare

L’esperienza della fraternità
            La prima esperienza da fare in oratorio è l’esperienza della fraternità:
È bello vivere insieme da fratelli
C’è una sfida che il nostro oratorio vuole, oggi, affrontare: mostrare che, in una società frammentata dalle
relazioni deboli, fiacche, prevalentemente funzionali, spesso conflittuali, possono esistere legami gratuiti e sinceri
.
            L’oratorio è impegnato a lottare contro ogni forma di individualismo, anche di gruppo, perché l’oratorio è fatto non da tanti “io”, ma da tanti “tu” impegnati a costruire “un noi” dove ognuno ha un nome, un volto, una storia
            L’oratorio è impegnato a eliminare ogni forma di competitività che spinge a prevalere sull’altro, a farlo sentire uno sconfitto.
            L’oratorio  cerca di non dare spazio alla forza; di non osannare i vincenti, ma di credere nella forza della verità, della fraternità, dell’amicizia
            L’oratorio è impegnato a  rompere qualsiasi solitudine: nessun ragazzo è  ignorato, estraniato; tutti sono conosciuti per nome; nessuno può stare in oratorio in incognito: nessuno è nessuno, ma ognuno è qualcuno

L’esperienza dell’accoglienza
            Un’altra esperienza che cerchiamo di fare sempre in oratorio è quella dell’accoglienza.
Ogni ragazzo che viene all’oratorio è una persona, ha un volto, ha una dignità, ha un cuore , va accolto, va considerato, va amato.
            L’oratorio accoglie perché cerca di far sentire che ogni ragazzo è unico,  perché cerca di dare spazio alla vita dei ragazzi , di aiutare i ragazzi a diventare protagonisti della loro vita e della costruzione della città
            L’oratorio accoglie perché  è molto esigente verso i ragazzi: ognuno deve tirar fuori il meglio di sé, mettendo a disposizione degli altri i doni che ha ricevuto
           L’oratorio accoglie perché cerca di mettersi  in ascolto di ogni ragazzo, soprattutto di ascoltare i desideri veri e il dolore che  sono nel cuore di ogni ragazzo
            L’oratorio accoglie perché cerca di lottare contro l’indifferenza, la superficialità degli adulti nei confronti dei ragazzi. La menzogna, il male, la cattiveria, l’egoismo, la superficialità, l’indifferenza non vanno mai giustificati: vanno condannati sempre
            L’oratorio accoglie perché è convinto che non esiste nessuno che sia irrecuperabile: nessuno va  dimenticato o peggio tagliato fuori.
            L’oratorio accoglie perché  cerca di  rispondere ai bisogni profondi di ogni ragazzo: bisogni materiali, bisogni di scuola, bisogni affettivi …
L’accoglienza dell’oratorio diventa condivisione …

Fare dell’oratorio un presidio di umanità
            Il nostro impegno è quello di fare dell’oratorio
            un luogo dove si cerca di far emergere l’universalità dell’umano, cioè ciò che accomuna tutti gli uomini, di tutti i tempi, di tutte le culture, di tutte le religioni
            un luogo dove si cerca di recuperare e di mettere a fuoco principi condivisi, perciò un luogo di confronto dove si cerca di elaborare un ethos comune
            un luogo dove si può mostrare che è possibile lavorare insieme per il bene comune che è il bene di ogni uomo e di tutto l’uomo

Ecco allora le diverse attività dell’oratorio
che vanno sempre più valorizzate, motivate e condivise anche con quelli che non sono cristiani ( doposcuola, teatro, vari laboratori, mercatino, gruppo di canto ... )

Viviamo l’Avvento.
La  parola Avvento significa: venire accanto, farsi vicino
L’Avvento è il tempo in cui tutto deve farsi più vicino.
Dio si fa vicino a noi, l’altro a me, io al mio cuore.
È un cammino. Tutti dobbiamo metterci in cammino
Dobbiamo uscire … andare verso … metterci in viaggio
            alla ricerca di ciò di cui abbiamo bisogno,
            alla ricerca di relazioni importanti:
        cercare l’altro, cercare te stesso, lasciarci cercare da Dio
Dentro il nostro cuore c’è un’invocazione, una domanda:
            tu hai bisogno dell’altro, tu non basti a te stesso,
            Tu hai bisogno di Dio:
l’autosufficienza è una illusione.
Da solo non riesci ad essere felice, a vivere in pienezza.

Cerca l’altro
            L’Avvento è un tempo per farci vicino all’altro.
L’altro va cercato
L’altro rappresenta la tua ricchezza, vera, perché hai bisogno dell’altro,
            mai senza l’altro,  senza l’altro saresti più povero,
            anche se l’altro rappresenta un tuo limite.
L’altro dice la nostra fragilità, dice che non bastiamo da soli,
            non siamo autosufficienti.
Riconoscersi fragili è importante: ci mette alla ricerca dell’altro.
L’altro va incontrato,
        perché ha un nome, ha un volto, ha una storia
L’altro va conosciuto, ascoltato
L’altro è la ricchezza più grande e più bella della vita.
L’altro, qualsiasi altro deve  contare davvero.
Con l’altro ci si confronta, si entra in relazione,
            senza lasciarsi condizionare, senza pregiudizi,
L’altro va rispettato e accolto come altro da te.
            l’altro deve sempre rimanere altro da te.
Il viaggio verso l’altro è il viaggio più lungo e più bello del mondo.
L’altro non si raggiunge mai.
Chi è l’altro?
Dice Michel Quoist:  L’altro è colui che incontri sul tuo cammino,
            colui che cresce accanto a te, colui che ama o che odia accanto a te,
            colui del quale dici: “ne ho fin sopra i capelli”,
                        oppure dici: “non posso più soffrirlo”,
            colui del quale non dici nulla, non pensi nulla,
                        perché tu passi senza guardare e non lo vedi….
            L’altro, qualsiasi altro si chiama Gesù Cristo.
L’altro è il povero.
            Dobbiamo lottare contro tutto ciò che emargina l’altro.
Non possiamo non pensare e non fare niente per i poveri.
Non possiamo non impegnarci per la giustizia,
            per la dignità di ogni persona, per un mondo più bello, più pulito.
Dobbiamo abbattere i muri, aprire i ghetti,
            essere contro la vendita delle armi che uccidono.
Dobbiamo lottare contro l’indifferenza,
            dobbiamo non approvare mai l’uso delle droga….
In questo Natale Dio ci chiama e ci interpella nei poveri,
            nei piccoli, in quelli che non contano …
Martin Buber dice: Il povero dà al ricco più che il ricco non dia al povero.
            E più che il povero del ricco, è il ricco che ha bisogno del povero.

Cerca te stesso
            L’Avvento è un tempo per cercare se stessi,
            per mettersi in ascolto del proprio cuore,
            per ascoltare quello che c’è nel nostro cuore.
È importante andare alla ricerca del silenzio.
Il silenzio è qualcosa che oggi non c’è praticamente in nessun luogo al mondo. Come possiamo allora
sperimentarlo?

Possiamo dire anzitutto che il silenzio non è mutismo,
            cioè non è assenza di parola, di comunicazione.
Il silenzio è quella condizione mediante la quale,
            o nella quale io riesco ad ascoltare veramente.
Quando ascolto davvero me stesso ( ciò capita molto di rado),
            allora incomincio a capire cos’è il silenzio;
o quando ascolto davvero un altro,
            senza sovrapporre le mie parole o i miei pensieri;
o ancor di più comincio a capire che cos’è il silenzio,
            quando mi metto ad ascoltare Dio.
Il silenzio è quella condizione profonda nella quale posso veramente entrare in contatto con una persona.
Occorre educarci al silenzio.
            Il silenzio è qualcosa che facciamo molto di rado, perché riempiamo le nostre ore del giorno e della notte di rumori, di suoni, di immagini.Tutto questo è il contrario del silenzio.
            Il silenzio è una perla preziosa e
bisogna scavare molto a fondo nella nostra vita per trovarla.Ma, grazie a Dio, esiste e se qualcuno la cerca la troverà.
            Il silenzio e l’ascolto vanno cercati
Il Natale verso il quale camminiamo è Dio che entra in punti di piedi nel silenzio e non si fa trovare nel rumore e nella superficialità.

Lasciati cercare da Dio
            In questo tempo di Avvento dobbiamo prendere coscienza che Dio si fa vicino a noi, bussa alla
nostra porta.

Entra se gli apriamo la porta del nostro cuore.
            Il Natale è la scoperta della “compagnia” più grande che c’è alla nostra solitudine, Gesù è “il Dio con noi.”
Fare Natale è accogliere il Signore che bussa alla nostra porta.
Lui è sempre vicino  a noi.
La sua è una presenza discreta che tante volte passa inosservata.
Occorre coltivare la preghiera:
            * La preghiera al mattino, la preghiera della sera.
La Messa della domenica, il Sacramento della Confessione
Il Natale  per noi deve diventare un impegno a manifestare a tutti la bontà di Dio e la dignità dell’uomo, ma soprattutto operare perché l’amore di Dio si manifesti nella nostra vita e nelle nostre scelte.