Educare a distinguere, rispettare, ricominciare

EDUCARE A DISTINGUERE, RISPETTARE, RICOMINCIARE
Circolare 9 luglio 2023

L’altro giorno parlavo con un mio confratello dell’oratorio estivo e raccoglievo la confidenza delusa di un confratello che non capiva più come educare i ragazzi alla fede, visto che non riusciva a comprendere e ad accettare alcuni atteggiamenti relazionali, per lui incomprensibili e inaccettabili e per loro ordinari.
A partire da quel poco che posso capire e dall’esperienza acquisita in questi anni, condivido alcuni pensieri personali:
1. Non sembra facile come un tempo educare i ragazzi al bene e alla fede in Gesù, ma è possibile, purché non si smetta di seminare: con costanza, in silenzio, passo dopo passo e aspettando con fiducia che il Signore faccia germogliare il seme quando e come Lui vuole.
2. Alcune scelte di stile educativo sono più incisive di altre, anche se non sembrano tali e chiedono impegno fisico e mentale, talvolta abbondante, con conseguente stanchezza.
Esse sono:
- Sottolineare, anche con ripetitività e insistenza, le conseguenze, buone e non buone, di ogni piccola cosa, di ogni piccola scelta, per comunicare come tenere gli occhi aperti di fronte a ciò che capita attorno a noi e a chi vive con noi e vicino a noi.
- Spiegare senza sosta le motivazioni delle regole che chiediamo loro di osservare e osservarle prima noi, partendo da quelle non decise da noi, ma anche a noi imposte, e da quelle più semplici da trasgredire, che, proprio per questo, sembrano meno importanti. Un ragazzo/a che impara a mettere la cintura in pullman, ad andare a cercare un cestino per gettarvi la carta e non lasciarla per terra, ad
alzarsi da tavola quando tutti hanno finito di mangiare, a fare il possibile per consegnare alla fine del pranzo il piatto pulito, il bicchiere vuoto, a vivere tenendo conto che il tempo è fatto dell’alternanza del giorno in cui si lavora e della notte in cui si riposa, non farà fatica a riconoscere ciò che è umanamente e cristianamente buono da ciò che non lo è.
- Ricordare sempre senza stancarsi che al mondo non ci siamo solo noi e che, se noi oggi possiamo godere di alcuni privilegi e comodità, è perché la bontà del Signore ci dona ogni mattina la vita e perché altri gratuitamente e con amore hanno costruito con fatica ciò che abbiamo in dono. Noi viviamo dopo qualcuno e prepariamo qualcosa a chi verrà dopo di noi.
- Soprattutto quando sbagliano e vanno chiamati per nome i loro errori, ricordarsi sempre di incoraggiare i ragazzi ad impegnarsi al meglio in ciò che fanno, non per se stessi, ma per imparare a vivere nel modo migliore la vita che desiderano affrontare da protagonisti.
3. La condizione che permette un intervento educativo efficace, soprattutto con i ragazzi e le ragazze che vivono l’età dell’adolescenza è una comunità adulta che è presente, ascolta, vigila e guida con pazienza ogni loro passo, senza far passare nessuna occasione utile a far riflettere, indirizzare, correggere e incoraggiare a riprovare a fare tutto il bene possibile anche quando si è sbagliato.
Non bastano da soli i genitori, non bastano da soli i preti o gli allenatori o i professori: occorre una comunità. Se qualcuno corregge mio figlio o un ragazzo dell’oratorio, forse sbaglia perché non lo conosce, forse potrebbe essere un po’ supponente, ma mi aiuta a capire ciò di cui non mi accorgo e a vedere ciò che io non vedo. Il suo intervento, che di istinto sembra un’accusa al mio impegno educativo, tramite un dialogo costruttivo appare ciò che è: un’occasione e un aiuto per crescere insieme ed educare al meglio coloro che amiamo.
Buona domenica.
don Fabio