"VIA COSÌ..." il cammino anno 2018-2019 - 29 novembre 2018

Comunita' educante

29 novembre 2018
"VIA COSÌ..." il cammino anno 2018-2019

 

Dal Vangelo di Luca (10, 1-11.16-20)
            1Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
2
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”.
6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”.
                16Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».
17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore.
19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi.
20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Gesù ci manda sulla strada ad incontrare la gente.
Gesù ci manda a preparare la strada perché Lui possa incontrare.
Educare è sentirsi mandati ad annunciare a tutti i ragazzi la presenza di Gesù, il suo modo di vivere
Non dobbiamo fare affidamento su niente, ma solo sulla forza della sua Parola, del suo Vangelo.
Non è un compito facile: il Signore ci manda come pecore in messo ai lupi.
Dobbiamo rallegraci, però perché i nostri nomi sono scritti nel cielo.

In cammino
Ci mettiamo in cammino e proviamo a tracciare alcune linee del cammino del nuovo anno dell’oratorio
Partiamo da uno sguardo alla vita della comunità, all’oratorio in genere e al suo impegno educativo.
Il discorso educativo, oggi, è difficile e fatica anche a trovare accoglienza e condivisione.
Alle energie che si spendono non sempre seguono risultati.
I numeri sono sempre molto piccoli: la Messa della domenica è ordinariamente trascurata, i Sacramenti, come la Confessione, non è presa in considerazione, dopo la Cresima c’è normalmente una fuga, a livello adolescenti il numero è piccolissimo …. Soprattutto mancano i genitori ….e così potremmo continuare
Il Card. Martini nella sua lettera pastorale “Itinerari educativi”, (già nel 1988) parlava di fallimenti educativi.
Diceva: E’ bene dire subito che non ho ricette educative, perché se le avessi le avrei comunicate subito fin dal primo giorno…
Dirò, anzi di più: neppure Gesù possedeva tali ricette.
Altrimenti non sarebbe stato tradito da Giuda, rinnegato da Pietro, abbandonato dagli altri apostoli, insultato dalla folla che aveva beneficato e della quale era stato catechista instancabile e competente.  
Di fronte a questa situazione occorre fare due cose:
            1) non andare alla ricerca di ricette che non ci sono, ma cercare e proporre itinerari educativi; percorsi per camminare sulla strada di una vita buona
            2) coltivare nella nostra comunità educante la voglia di educare, di spendere gratuitamente il tempo per la vita degli altri.

Da dove partire?
            Potrebbe essere utile partire da una lettura evangelica della situazione per cercare di capire che cosa il Signore ci domanda oggi.
La lettura evangelica domanda di coltivare alcuni atteggiamenti.
1) L’ascolto, il coraggio del silenzio
Il silenzio è qualcosa che oggi non c’è, perché il silenzio va creato.
Possiamo dire anzitutto che il silenzio, non il mutismo, non è assenza di parola, di comunicazione.
Il silenzio è quella condizione mediante la quale diventa possibile ascoltare veramente una persona, ed è quella condizione profonda che permette l’ascolto della situazione di oggi.
Ascoltare il modo di vivere, di pensare, di credere, di amare.
Non dare giudizi affrettati né in bene, né in male …, ma mettersi in ascolto per capire in quali valori si crede, oggi,  che cosa si cerca nella vita, oggi.
2) Accorgersi dell’esistenza dell’altro
L’altro è una grande ricchezza. mai senza l’altro.
L’altro rappresenta anche il nostro limite.
L’altro va incontrato, conosciuto, ascoltato
L’altro conta, qualsiasi altro deve contare..
Occorre entrare in relazione con l’altro, incontrarlo senza pregiudizi.
Il punto di partenza per entrare in relazione è la povertà che ci rende capaci di condividere la situazione dell’altro
Occorre coltivare l’umiltà del viaggiatore che si mette nella condizione di incontrare l’altro, più che mostrare la forza di un possidente che apre i suoi forzieri e concede le sue ricchezze.
La povertà del cuore diventa condizione privilegiata per coltivare relazioni.
Da poveri si incontrano le persone e si incontrano proprio là dove si condivide la loro vita.
Una relazione che vuole diventare vera non deve aver paura di entrare nel profondo della vita e di partire dai bisogni più elementari e concreti, perché essi non sono estranei ai desideri più profondi.
Questa strada è esigente, ci mette allo scoperto. Infatti non è possibile ascoltare la sete degli altri se non a partire dalla propria sete, se non accettando la povertà che abita in noi, le nostre insoddisfazioni, le nostre ferite
Una relazione vera è quella che diventa capace di fare i conti con le proprie povertà e i propri bisogni e li trasforma in luoghi di incontro…
3) Scoprire il di più della vita.
            L’incontro con l’altro deve condurre a scoprire il di più della vita.
E’ necessario avvertire che anche nei bisogni più immediati e terreni si nascondono bisogni più grandi.
Gesù ha preso sempre sul serio i bisogni concreti delle persone.
Gesù ha donato il pane, ha ridato forza ai malati, luce ai ciechi…, ma non ha dimenticato che in questi bisogni abita un’attesa più grande.
Non basta mangiare il pane, né bere l’acqua, cercare cose che soddisfano… bisogna imparare a scorgere che nell’attesa di questi bisogni si cela l’attesa di Qualcuno, di Qualcosa d’altro che è il termine della nostra speranza…
Entrare in relazione significa entrare in questa complessa struttura del desiderio che abita nell’uomo, aprire un varco e scoprire il di più della vita.
Occorrono relazioni gratuite e liberanti che portino alla luce il desiderio più profondo e riaccendono una speranza più grande…
4) Riaprire il cuore alla fiducia, alla gioia di vivere.
        E’ necessario imparare a camminare a fianco delle persone.
Camminare nelle relazioni non chiede di esprimere giudizi, né di fare del moralismo, né avere la pretesa di aggiustare le cose che sembrano sbagliate, ma chiede soprattutto la pazienza e la forza del perdono, la capacità di ricucire, riscattare, ricominciare…...
Se prevale l’approccio moralistico diventa impossibile essere vicino alle persone, stabilire relazioni, aiutarle a crescere, educarle.
E’ necessario dare molta fiducia, lasciando molta libertà perché ognuno possa riaprire il suo cuore
Noi, come comunità educante siamo chiamati a coltivare rapporti veri e significativi.
Dobbiamo anche essere consapevoli che molti rapporti saranno coltivati apparentemente senza cogliere frutti immediati…
Non dobbiamo scoraggiarci: noi siamo chiamati a seminare..
Nelle relazioni, come nella vita, non si possono programmare i risultati.
Oggi viviamo in un assillo efficientista, vogliamo vedere subito i risultati.
Il discorso educativo, le relazioni educative non sopportano questa fretta e questi ritmi: le relazioni non si programmano, si accolgono, si attendono, si cercano, se ne prende cura…

Dove arrivare?
            Il discorso educativo ha una meta a cui tendere,
La cultura dell’individualismo e del godimento a tutti i costi del nostro tempo pone la domanda sul compimento del cammino educativo in questi termini: Qual è il modo migliore per godere la vita?
È la domanda sbagliata; è la strada peggiore, perché è falso pensare che accumulare risorse rende felice.
C’è un segreto sul compimento della vita.
La domanda corretta consiste nell’interrogarsi creativamente su chi sono destinato a rendere felice e su che cosa posso inventarmi per abbellire il mondo.
Allora si potranno scoprire molte cose su ogni persona che altrimenti non si scopriranno mai; si potrà soprattutto capire la verità della parola evangelica che dice che se si dona la vita la si guadagna cento volte.
A prima vista in un mondo come il nostro questa potrebbe apparire una sfida impossibile.
Dobbiamo invece essere convinti che è la strada giusta per educare.

  • Possiamo vedere che cosa quanto qui è detto ci domanda?
  • Come fare concretamente una lettura evangelica della nostra situazione?
  • Che cosa di buono c’è nella nostra situazione, e che cosa va rinnovato?
  • Possiamo indicare qualche passo da percorrere?