Adulti come si deve - 25 maggio 2017

Comunita' educante25 maggio 2017
L’adulto educatore
ADULTI COME SI DEVE

Cinque semplici pennellate di qualità di Rossano Sala,
direttore di “Note di pastorale giovanile”

Ho pensato di proporre alla nostra comunità educante queste note scritte da don R. Sala, salesiano. Possono essere di aiuto alle riflessioni che anche noi stiamo facendo. Nel 2018 sarà fatto il Sinodo dei giovani, organizzato dalla CEI.
Il 20-23 febbraio 2017 è stato fatto a Bologna il Convegno di Pastorale giovanile organizzato dalla rivista “note di pastorale giovanile” dei Salesiani.
Da quel Convegno sono tratte queste riflessioni.

Il convegno di pastorale giovanile dei salesiani ha parlato della qualità degli educatori e del loro essere parte di una comunità educante. 

In sintesi: né adulti adulterati, né battitori liberi.

Il fulcro della pratica educativa rimane la relazione di qualità tra colui che sta crescendo e colui che lo sta sostenendo nel suo cammino, entro l’alveo di una comunità di buone pratiche condivise.

Nella comunità si ha la possibilità di instaurare una corretta e feconda relazione educativa che è fatta di “accompagnamento” e di “trasmissione”.

Accompagnamento dice il desiderio di camminare e crescere insieme, la gioia della vicinanza che custodisce sempre  e non abbandona mai. E’ segno di quell’alleanza “unilaterale” e irrevocabile di Dio verso le sue creature.

Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco sulle palme delle mie mani ti ho disegnato… ( Is. 49,15-16)

Trasmissione: sottolinea la dinamica educativa della consegna, dell’autorità, della tradizione, della parola chiara che fa la differenza, di quello sguardo severo che chiede impegno, responsabilità e sacrificio.

Capace di dire, quando è necessario, quel “no” che aiuta a crescere. Segno dell’alleanza “bilaterale” e feconda tra Dio e la sua creatura, che consegna talenti e che chiede conto della laboriosità con inaspettato rigore: dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato” (Lc. 19,22)

Queste due istanze sono ineccepibili e vivono nella comunione arricchente. La logica di una reciprocità asimmetrica tra le giovani generazioni e gli adulti garantisce un buon esito educativo.

Ecco il punto: per aiutare le giovani generazioni a diventare adulte: abbiamo bisogno di adulti.

Il compito nostro è quello di essere “adulti come si deve”

Ma come deve essere un adulto per non essere adulterato? Quali sono le caratteristiche di una buon adulto perché non sia adultescente? Quale potrebbe essere il suo fedele ritratto?

Il documento preparatorio dei vescovi per il prossimo sinodo dei giovani ci viene incontro. Sembra essere quanto mai pertinente su questo punto, evidenziando le caratteristiche di un “adulto come si deve” con una certa precisione.

Ecco il testo: “ Il ruolo di adulti degni di fede, con cui entrare in positiva alleanza, è fondamentale in ogni percorso di maturazione umana e di discernimento vocazionale. Servono credenti autorevoli, con una chiara identità umana, una solida appartenenza ecclesiale, una visibile qualità spirituale, una vigorosa passione educativa e una profonda capacità di discernimento.

A volte, invece, adulti impreparati e immaturi tendono ad agire in modo possessivo e manipolatorio, creando dipendenze negative, forti disagi e gravi contro testimonianze che possono arrivare fino all’abuso.

Il documento preparatorio ci chiede di confrontarci seriamente su che cosa significa essere dei “credenti autorevoli”, evidenziando cinque punti:

Chiara identità umana: accettare se stessi con gioia, accogliere la propria storia come una benedizione e le proprie fragilità come motivo di crescita; percepire tutta la propria finitezza come dono.

Solida appartenenza ecclesiale: essere coscienti di far parte di un popolo che accoglie con fede la salvezza che viene da Gesù e che si impegna nella logica della condivisione dei doni ricevuti, mettendosi alle spalle le dinamiche della concorrenza e dell’invidia

Visibile qualità spirituale: coltivare e approfondire con gusto la vita secondo lo Spirito, attraverso la cura della relazione con Dio, la meditazione della sua Parola, il dialogo della preghiera, il silenzio della contemplazione e la ricerca del Regno di Dio.

Vigorosa passione educativa: nutrire amore per le giovani generazioni, la cui povertà propria risiede nel fatto che le loro libertà sono in via di costruzione, dando di più a chi ha ricevuto di meno, attraverso un impegno di dedizione

Profonda capacità di discernimento: chiedere il dono di un cuore profondo, di una sapienza pratica che sa vagliare le vicende della vita con prudenza e diligenza, valutandole alla luce di Dio e del suo disegno di amore che chiede sempre partecipazione generosa, collaborazione attiva e coraggio di rischiare.

Queste cinque caratteristiche vanno coltivate e vissute nella comunità
Su queste cinque caratteristiche potrebbe essere utile verificarci.